AVVENIRE – Sabato 22 gennaio 2005, pag. 23


Fa discutere un nuovo studio USA: la datazione al C14 non è attendibile perché basata su una «toppa» medievale

Il rammendo della Sindone

di

Giorgio BALLABIO


«Peso el tacòn del buso»? Meno male che la sapienza popolare (in questo caso veneta) soccorre ancora una volta, di fronte all'ennesimo scoop che coinvolge la Sindone e rischia di approfondire la frattura nel fronte dei suoi sostenitori. «Peggio il rammendo dello strappo»: e in senso letterale, questa volta, ché una notizia proveniente d'oltreoceano fonda proprio sulla teoria di un «rammendo» la ridiscussione della datazione del Sacro Lino al carbonio 14.

In Thermochimica Acta, rivista scientifica americana, è apparso infatti l'articolo di uno scienziato di Los Alamos che dimostrerebbe come nel 1988 - ovvero quando fu effettuata la famosa e contestatissima indagine al C14 che datò la Sindone fra il 1260 e il 1390 - non venne usato un campione originale della reliquia, bensì un brandello di «ritessuto»: ovvero una sorta di «rammendo invisibile» risalente appunto al Medioevo. Le firme apposte alla nuova rivelazione sono autorevoli: si tratta di quella dell'Amstar (The American Shroud of Turin Association for Research), seria organizzazione scientifica che si dedica alla ricerca sul Lenzuolo di Torino, e del chimico Raymond Rogers, membro del Los Alamos National Laboratory e da sempre tra i più accreditati indagatori sindonici. Rogers, venuto in possesso di alcuni filamenti residui del prelievo del 1988, li ha sottoposti a rigorose indagini ed ha concluso che «i risultati della spettrometria di massa della pirolisi della zona del campione, uniti alle osservazioni microscopiche e microchimiche, dimostrano che il campione per il radiocarbonio non era parte del lenzuolo originario della Sindone». Difatti «il campione del radiocarbonio ha proprietà chimiche completamente differenti dalla parte principale della reliquia della Sindone - rincara Rogers -.

Il lembo analizzato è stato tinto usando una tecnologia che apparsa in Italia all'epoca in cui l'ultima roccaforte dei crociati cadde nelle mani dei Turchi, nel 1291. Il campione del radiocarbonio non può dunque essere più antico del 1290, proprio come hanno determinato le prove al C14. Però la Sindone stessa è in realtà molto più antica». Non è certo la prima volta che le analisi dei laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo del 1988 (autorizzate dal cardinale Anastasio Ballestrero) vengono contestate, e con numerose imputazioni: per esempio le percentuali d'errore del C14 stesso, le contaminazioni ineliminabili del campione per muffe o funghi, le alterazioni degli isotopi radioattivi dovute a un incendio, fino alle perplessità sulla correttezza nello svolgimento degli esami. Tanto che oggi un consistente nucleo di scienziati non teme di essere tacciato di «apologetica» se avanza le sue riserve sulla «certezza» dei risultati ottenuti sulla Sindone col metodo al carbonio. Però negli ultimi tempi la teoria del «rammendo» o - in termini più scientifici - dell'«intessuto medievale» (sorta in realtà non in ambiente scientifico, bensì da una specie di «rivelazione» mistica dovuta a un presunto veggente) ha conquistato spazi sempre più larghi. Joe Marino e Sue Benford, per esempio, hanno sottoposto a tre esperti fotografie ad alta definizione di uno dei campioni prelevati nel 1988, senza dire che erano della Sindone, e tutti e tre vi hanno riconosciuto una tessitura diversa da un lato.

Ma com'è stato possibile, agli scienziati che nel 1988 effettuarono il prelievo, non accorgersi dell'esistenza di una «toppa»? La domanda va girata a monsignor Giuseppe Ghiberti, presidente della Commissione per la Sindone della diocesi di Torino; e la risposta non si fa attendere: «È stato possibile perché in realtà non esiste nessuna "toppa" né "rammendo". Durante le ultime verifiche, compiute nel 2002 durante l'intervento di conservazione e ripulitura, la dottoressa svizzera Mechtild Flury-Lemberg (la maggiore autorità mondiale nel tessuto antico) ha esaminato la Sindone con molta attenzione e non ha visto assolutamente alcun segno di aggiunta tessile». «Non esiste senza alcun dubbio alcun rifacimento tessile in questo telo», attesta infatti il suo rapporto scientifico pubblicato in tre lingue nel 2003. Prosegue Ghiberti: «È stata rimossa anche la fodera e per la prima volta dopo 500 anni abbiamo visto il retro del Lenzuolo: non c'è nessun segno di rammendo. E poi una ricostruzione si fa solo dove esiste un buco, mentre il campione è stato prelevato in una zona d'angolo, dove è irragionevole pensare a qualunque "intessuto medievale"». Morale? «Mi stupisce che uno specialista come Rogers cada in tante imprecisioni nel suo articolo. Io posso senz'altro sperare, anzi anche pensare che la datazione al C14 sia rettificabile (il metodo infatti non è privo di incertezze); ma non sulla base della teoria del "rammendo"».


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