Note su ANTOINE LEGRAND

Nato a Versailles il 6 gennaio 1904.
Deceduto a Versailles sabato 10 agosto 2002.
Si è occupato della S. Sindone dal 1928.

Era pittore di formazione. Vecchio allievo della scuola superiore delle Arti Decorative, dal 1921 fu, per una decina di anni, l'alunno preferito e il collaboratore di Paul Riquet. Espose al Salone degli artisti francesi e si specializzò nel restauro di quadri dei grandi maestri.
Fece il suo viaggio di nozze a Torino per incontrare il Custode della S. Sindone e ricevere la benedizione del Cardinale.
Fu amico di Giuseppe Enrie che rappresentava in Francia.
 
 

Antoine Legrand

È il solo esperto qualificato che abbia partecipato alle tre ostensioni del 1933, 1973, 1978.
È stato autorizzato anche, privilegio rarissimo, ad esaminare a lungo la Sindone per una notte col suo amico, il dottor Gallimard.

La conservazione della Sindone gli deve molto. Già nel 1933 aveva osservato le deformazioni che la tela di lino aveva subito a causa dei differenti modi di ripiegamento e di arrotolamento durante i secoli. Ha indicato il rimedio ed è stato ascoltato dal Cardinale Maurilio Fossati. È lui che, fin da allora, aveva suggerito al Cardinal Fossati una conservazione del Lino distesa o almeno con un arrotolamento su una forma cilindrica grande.
Era l'unico superstite della Commissione Scientifica internazionale riunita dal Professore Paul Vignon con cui ha lavorato.
Fu amico e collaboratore del dottor Pierre Barbet che egli assisteva tutti i giovedì nelle sue esperienze. Alla fine della sua vita il dottor Barbet, quando faceva le conferenze e raccontava ciò che aveva scoperto sulla Sindone riguardo ai supplizi patiti dal Signore, si commuoveva a tal punto che piangeva e chiedeva a Antoine Legrand di finire al suo posto. Egli ha tenuto centinaia di conferenze in tutta la Francia.
Ha conosciuto i Padri Feuillet, Dubarle, Carmignac, essi stessi eminenti conoscitori della Sindone, con i quali ha lavorato a proposito della traduzione del Vangelo di San Giovanni (20,3-8) riguardante la posizione delle bende e della Sindone nel sepolcro.

Nel corso dei suoi studi ha fatto importanti osservazioni.
Egli fu il primo che riuscì a mettere in evidenza, fin dal 1974, la tridimensionalità della Sindone, chiedendo al suo amico Paul Gastineau di sottoporre all'apparecchio che quest’ultimo aveva inventato, una fotografia del S. Volto fatto dall’Enrie. Egli ottenne così un vero e reale rilievo che ha provocato l'ammirazione di Eric Jumper e John Jackson i quali nel 1978 otterranno l'equivalente, ma piatto, grazie al VP8 della NASA.

Portò avanti gli studi relativi all’asfissia, attraverso le testimonianze dei sopravvissuti di Dachau, dove venivano effettuati esperimenti sui condannati, appesi per le braccia.

Per ciò che riguarda la famosa "banda laterale", egli era convinto che questa fosse stata tagliata al momento della sepoltura per permettere di legare il corpo nel Lenzuolo e poi ricucita affinché non andasse dispersa. Da recenti testimonianze egli ha saputo che le antiche modalità di sepoltura ebraiche confermavano interamente la sua ipotesi.

Sognava anche che un giorno sarebbe stato fatto un microprelevamento, in vista di analisi, nelle piccole tracce che si trovano al centro delle macchie di sangue della corona di spine sulla nuca del Signore. Egli era convinto che potrebbe trattarsi dei resti di “nardo” dell'unzione di Betania.

È sempre stato scettico quanto alla presenza di tracce di monete e di iscrizioni intorno al viso.

Non ha parimenti mai potuto convincersi dell'idea che il Mandylion e la Sindone fossero una cosa sola, così come pensa Ian Wilson. La sua intuizione gli faceva ritenere che la Sindone faceva già parte del tesoro imperiale parecchi secoli prima dell'arrivo dell'immagine di Edessa a Bisanzio nel 944.

Fino ai suoi ultimi giorni egli parlava della Sindone e chiedeva che non ci si scoraggiasse di cercare nei fondi degli archivi, convinto che essi possano nascondere ancora documenti importanti.

La Sindone l'aveva portato anche ad occuparsi delle altre reliquie del Cristo. È a lui che il vescovo di Versailles si rivolse per l’effettuazione delle sedute di fotografie per la Tunica di Argenteuil, assieme al suo amico Gerard Cordonnier, e queste sono le uniche foto all’infrarosso fatte fino ad oggi.

Nel 1939 egli era stato incaricato personalmente dal Cardinale di Parigi di trasportare la corona di spine dal tesoro di Notre Dame fino alla cattedrale di Sens, per la celebrazione del 7° centenario dell’arrivo della reliquia in Francia, portata dal re San Luigi.

Tuttavia il centro della sua vita, fino al suo ultimo soffio, è stata la Sindone.

Non ha avuto naturalmente alcun dubbio quanto all'errore di datazione al Carbonio 14. L’assicurazione dei carbonisti sull’infallibilità del loro metodo, lo faceva sorridere.

Per lui l’immagine irriproducibile della Sindone conteneva in se stessa tutte le prove della sua autenticità ed era l'oggetto più prezioso al mondo, "l'insigne reliquia" che il Signore ha voluto lasciarci della Sua Passione e della Sua Risurrezione.

Con Antoine Legrand sparisce il decano dei sindonologi francesi ed una importante memoria storica della Sindone.


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