IL MESSAGGERO – Sabato, 10 Agosto 2002, pag. 10

Confermata la rimozione delle “toppe”
La Curia: «Ma il tessuto della Sindone non è stato intaccato»
di
Orazio PETROSILLO

ROMA - La Curia di Torino ha confermato in pieno la sorprendente operazione di rimozione dei rattoppi della Sindone, compiuta in gran segreto nella sagrestia nuova del duomo di Torino dal 20 giugno al 22 luglio e rivelata ieri dal nostro Giornale. È  stato annunciato che nella prima metà di settembre si svolgerà una conferenza stampa per documentare, anche fotograficamente, i risultati dell’operazione consistente nella rimozione di trenta rappezzi cuciti dalle Clarisse di Chambéry nel 1534 sulle bruciature del Lenzuolo, provocate dall’incendio del 4 dicembre 1532, e nella sostituzione del telo di sostegno, chiamato "tela d’Olanda". Sarà possibile solo allora farsi una sommaria idea di come sia stata "trasformata" la Sindone e rispondere ad un quesito che si pongono gli esperti tenuti completamente all’oscuro: sono state rifilate le parti carbonizzate del Sacro Lino? Per quanto possa apparire sorprendente, secondo alcuni le «bruciature avanzano col tempo» (ma in cinque secoli avrebbero «mangiato» un bel po’ di tessuto...). Di qui l’idea di intervenire, eliminando le parti carbonizzate. In tal caso, l’operazione compiuta il mese scorso sarebbe stata «invasiva». Invece, nella dichiarazione resa ieri dal portavoce della Curia torinese, Marco Bonatti, a conferma dell’intervento si fa allusione a nuovi accertamenti scientifici «non invasivi», cioè senza intaccare il tessuto. È ovvio che questo intervento, compiuto dalla esperta tessile Flury-Lemberg, sia stato autorizzato dal Custode pontificio della Sindone, cardinale Severino Poletto, dopo aver ottenuto il consenso della Santa Sede, proprietaria della insigne Reliquia dopo la donazione testamentaria fatta nell’83 dall’ultimo Re di Casa Savoia, Umberto II. La notizia di quest’ultima "operazione-Sindone" ha sorpreso anche non pochi sacerdoti dello stesso clero torinese: sia per la consistenza dell’intervento - con la rimozione dei 30 rattoppi del ’500 e con la sostituzione della sottostante "tela d’Olanda" tutta impunturata alle toppe e alla Sindone (solo la zona del Volto fu evitata), sia per «il clima furtivo, da carbonari» che ha accompagnato l’operazione. Negli otto congressi sindonologici internazionali svoltisi negli ultimi quattro anni, non ci risulta che qualche esperto abbia suggerito come necessario tale intervento così impegnativo e rischioso. Dalla Curia precisano che se n’era parlato nel Simposio scientifico internazionale, svoltosi a porte chiuse a Villa Gualino (Torino) dal 2 al 5 marzo 2000. Alcuni partecipanti ci confermano di non averne sentito parlare affatto. Negli atti non c’è traccia di questo. Forse se n’è parlato in modo informale tra i tre esperti tessili presenti (Flury-Lemberg, Testore, Vercelli). Più probabilmente, la decisione sarà stata presa durante la scannerizzazione del retro della Sindone compiuta nel novembre 2000. Allora, gli esperti si sarebbero resi conto della presenza di polvere e di sporcizia tra la Sindone e la tela d’Olanda cucita nel 1534.

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