IL NOSTRO TEMPO n. 31 – Domenica 1 settembre 2002, pag. 5


Il Card. Poletto presenterà nelle prossime settimane i restauri compiuti sul Sacro Lino.
Rimosse le toppe e sostituito il “telo d’Olanda” che faceva da supporto
Sindone - Nuova immagine
di
Marco BONATTI


Immagini di una Sindone “tutta nuova”, quelle che verranno presentate fra un paio di settimane a Torino dal cardinale Severino Poletto, custode pontificio del Lenzuolo. La nuova immagine è il risultato della serie di interventi e restauri eseguiti negli scorsi mesi di giugno e luglio sul Telo che, secondo la tradizione della Chiesa, ha custodito il corpo del Cristo morto nel sepolcro, e che richiama potentemente i segni della Passione del Signore attraverso l’immagine di cui la scienza non è riuscita a stabilire la natura e la formazione.

I restauri verranno presentati dettagliatamente nelle prossime settimane dal custode pontificio, l’arcivescovo di Torino Poletto, e saranno corredati da una serie delle nuove immagini del Telo. Per ora si sa che sono state rimosse le toppe e sostituito il “telo d’Olanda” che faceva da supporto al lino sindonico. L’operazione è stata compiuta dalla dottoressa Mechtild Flury Lemberg, già direttrice del Museo Abegg di Berna ed esperta di tessuti. Le toppe erano state cucite sul Lenzuolo dalle suore clarisse di Chambéry, dopo l’incendio che nel 1532 aveva devastato la Sainte Chapelle in cui la Sindone era custodita.
Perché rimuovere le toppe? Per due buoni motivi: le cuciture, vecchie di oltre 450 anni, costituivano un fattore permanente di tensione nel Telo, e quindi contribuivano al formarsi di pieghe (che rendono meno “leggibile” l’immagine e finiscono per danneggiare il tessuto). Si è verificato, invece, che la conservazione della Sindone distesa (non è stata più arrotolata dopo l’incendio del 1997) ha contribuito notevolmente a migliorare la distensione del tessuto.

Un secondo motivo per intervenire è dovuto al fatto che, lungo i secoli, nelle cuciture fra i tessuti si sono depositati detriti di vario genere (orli e frammenti di tessuto bruciato nell’incendio del 1532, pulviscoli, eccetera): sporcizia che compromette la conservazione ottimale del Telo.

I restauri rientrano nel piano stabilito dalla Commissione per la conservazione (il gruppo internazionale di scienziati che in questi anni ha studiato le condizioni migliori di custodia del Telo, indicando per esempio la conservazione “distesa” e i vari interventi di sistemazione delle cuciture effettuati dalla prof.ssa Flury Lemberg in occasione delle ostensioni del 1998 e del 2000). Le indicazione della Commissione sono state sottoposte al Custode e alla Santa Sede (proprietaria del Telo dopo la donazione testamentaria fattane dall’ultimo re d’Italia, Umberto II di Savoia al Papa).

Oltre agli interventi sulle toppe e alla sostituzione del telo di supporto è stato possibile completare la “mappatura digitale” della Sindone, con una scansione dell’intero Lino sindonico, su entrambe le facciate (nel novembre 2000, in occasione di un precedente intervento, uno scanner aveva esplorato per la prima volta dopo 400 anni il retro del Telo, ma solo nella parte centrale e per metà della lunghezza, proprio perché i movimenti dello scanner erano impediti dalle cuciture).
La scansione è stata compiuta dall’equipe del prof. Paolo Soardo, dell’Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferrarsi di Torino.

Esiste dunque ora una visualizzazione digitale completa della Sindone, una mappa che potrà essere molto utile agli studiosi delle varie discipline che studiano questo “oggetto impossibile”. Merita ricordare, infatti, che della Sindone si continua a sapere poco, soprattutto per quanto riguarda la formazione dell’immagine sul Lino (le esperienze compiute in passato hanno portato sempre risultati deludenti).

La mappa digitale della Sindone va nella direzione “giusta” per le nuove ricerche: quella cioè di favorire studi “non invasivi” che consentano di ampliare le conoscenze senza dover intervenire materialmente sul Telo o, peggio, asportarne porzioni. Inoltre la serie di immagini su computer potrà favorire lo sviluppo di nuove ricerche più direttamente collegate alle tecnologie digitali.
A quando le nuove ricerche? Nel Simposio che, a marzo del 2000, riunì a Torino per la prima volta una quarantina di studiosi provenienti da tutto il mondo, vennero avanzate ipotesi e proposte per ulteriori serie di esami sul Telo (gli Atti vennero pubblicati nell’autunno di quello stesso anno). Tutte le proposte sono state consegnate al Custode, in attesa che la Santa Sede esprima il proprio parere definitivo.


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